


L'ARMA
LETALE - estate 2002
Più che di un vero e proprio diario
si tratta di un collage di episodi che hanno caratterizzato tre uscite ravvicinate nelle
quali ho sperimentato a dovere la nuova arma oleopneumatica.
Dopo l'euforia dei primi due tiri effettuati alla fine della vacanza corsa
(vedi diario di pesca precedente) sono ansioso di provare su qualche bel pesce lo Stealth
110 che ho approntato durante il lungo inverno. Si tratta di un'arma molto modificata
rispetto alla produzione di serie. In particolare ho cercato di mettere in pratica e,
quando possibile, migliorare gran parte degli accorgimenti che altri hanno sperimentato
prima di me con successo. In questo sono stato aiutato dai consigli e talvolta anche dalla
manodopera di preziosi collaboratori che hanno un'invidiabile esperienza nel campo:
ringrazio quindi Massimo Fantino, Marco Arbarello, Paolo Passamonti, Marco Bonfanti, che
hanno sopportato le mie lunghe telefonate alla ricerca di dettagli e chiarimenti e
Giorgino di Tecnomare che ha manualmente effettuato alcune delle elaborazioni.
Ma veniamo alle modifiche in oggetto: olio di maggior fluidità,
eliminazione del regolatore, svasatura dei fori di scarico nella testata e allargamento
della luce di travaso canna-serbatoio sono per lo più quelle eseguite da molti altri
appassionati (e che anch'io avevo praticato sul mio vecchio Sten 130 negli anni 80).
Inoltre ho fatto eseguire un particolare trattamento di anodizzazione sulla superficie
interna della canna, rendendola liscia, lucida e molto più resistente a graffi e
corrosione.
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Poi,
con molta pazienza ho applicato sopra il calcio una resina epossidica modellandola sul
calco della mia mano, ottenendo un'impugnatura in grado di garantire un brandeggio
eccellente ed un perfetto contenimento del rinculo. Ho poi rivestito esternamente il fusto
con un prodotto gommoso utilizzato per il sottoscocca delle auto, in grado di assicurare
un'azione ammortizzante degli urti e fonoassorbente e di conferire un aspetto rugoso,
antiscivolo e molto più mimetico, grazie anche alla successiva colorazione verde-marrone. |
Ho montato un'asta da 7mm Seatec in
acciao zincato, elastica e robusta, munita di doppia aletta a scomparsa e punta tricuspide
a taglienti affilati, scorrisagola idrodinamico in Delrin montato con monofilo del 140 ed
ottanta metri di Spectra da 1,5 avvolto su di un mulinello Demka, ingombrante ma
robustissimo.
Pur provenendo da oltre dieci anni di soli arbalete, non ho avuto il benchè
minimo problema di adattamento, anzi devo dire che non mi era mai capitato di entrare in
immediata sintonia con una nuova arma come in questo caso. L'assetto è ottimo ed il polso
non viene affaticato neanche dopo ore di continuo uso. Da segnalare l'estrema facilità di
brandeggio, data sia dalla mancanza delle vibrazioni degli elastici che dalle ridotte
dimensioni: la lunghezza fuori tutto è quella di un arbalete da 75 e questo, oltre a
facilitare gli spostamenti, rende possibile nascondere l'arma in piccoli anfratti sul
fondo.
La gittata non è neanche paragonabile a quella di un fucile ad elastico ma
volendo fare un accostamento posso garantire che il tiro utile è di oltre due metri
superiore a quello del mio arbalete da 130 con elastici da 73 Kg; il tutto a fronte di un
caricamento molto meno complesso e faticoso.
La velocità all'uscita è elevatissima e durante la traiettoria l'asta da
7mm ha un calo di velocità e quindi di energia cinetica sicuramente inferiore ad una da
6,5. Il sistema di propulsione dell'oleo è intrinsecamente migliore di quello
dell'arbalete perché la spinta avviene in maniera perfettamente coassiale all'asse
dell'asta ed il dardo è perfettamente bilanciato, non avendo le tacche di aggancio.. Per
questo la precisione è impressionante: i primi 27 tiri sono stati 27 centri, ed il
ventottesimo che non va a segno era in realtà un tentativo molto azzardato di verificare
la gittata estrema.
Ho colpito gran parte dei dentici, anche quelli più lontani, in faccia o di
tre quarti anteriore, mentre con l'arbalete mi capitava sovente di prendere il pesce dal
di dietro perché riusciva a girarsi prima che l'asta lo raggiungesse.
Durante la prima battuta ho preso tre dentici di media taglia, un barracuda,
un saragone ed un pizzuto gigante, tutti colpiti dietro l'occhio con precisione
chirurgica. Certo bisogna stare attenti a non sparare quando dietro c'è la roccia, anche
se distante, perchè il risultato sarebbe il sicuro appiattimento della punta.
Un altro problema da non sottovalutare è dato dalla possibilità di
aggrovigliamento delle tre passate di filo indispensabili per sfruttare quasi tutta la
gittata utile. A me è successo un paio di volte, ma credo che sia dipeso da una mancata
cura nel disporre le spire nella giusta sequenza, perché da quando dedico maggior
attenzione a questo dettaglio l'inconveniente non si è più ripetuto.

Nelle due successive pescate ho avuto occasione di
sperimentare su prede di una certa mole il notevole potere d'arresto dovuto all'impatto
dell'asta da 7mm scagliata a notevole velocità e la sua elevata capacità di
penetrazione, imputabile alla ridotta flessione della stessa quando urta il bersaglio.
Alcuni esempi: scendo alla base di una guglia appoggiata sulla sabbia in 35
metri per insidiare un cernione che si intana troppo presto. Quando sto per risalire,
dalla mia sinistra vedo arrivare un branco di dentici che mi puntano decisi. Bastano pochi
secondi per farli avvicinare, ma sono talmente scoperto che invertono la rotta ad una
distanza tale che li giudico fuori tiro, poi mi viene in mente di provare e sparo
all'ultimo del branco mentre mi mostra la coda: lo porto su, fulminato, con l'asta che,
entrata dalla parte posteriore del fianco, fuoriesce dal labbro superiore. Fa quasi cinque
chili! Sono sempre più galvanizzato ed inizio ad esibirmi in tiri che due settimane prima
non avrei nemmeno potuto immaginare.
Mentre sto portando un aspetto a -32 mi rendo conto che non ci sono
predatori nelle vicinanze e decido di agguatare un cerniotto che mi sta guardando una
quindicina di metri avanti e tre o quattro più in basso. Complice una giornata di fiato
strepitoso, inizio un lento avvicinamento finchè non vedo l'animale chiudere le pinne
pettorali e piegare la testa pronto a scattare in tana. Sono ancora lontano, ma provo
ugualmente il tiro e la freccia si pianta proprio dietro l'occhio fulminando il pesce.
Poco dopo scendo con l'arba da 100 su di una tana di corvine e questa scelta
mi costa un cernione da 20 Kg che avrei sicuramente fulminato con l'oleo, ma mi rifaccio
parzialmente sul nipotino della bestia che al tuffo successivo colpisco in caduta da
parecchi metri più in alto.
Due barracuda,
colpiti in corsa a centro corpo da lunga distanza, ed un denticiotto di un chilo e sei
completano il test convincendomi di aver trovato l'arma ideale. Più di metà dei pesci
che ho catturato in questi tre giorni li ho presi soltanto grazie al nuovo fucile e sono
consapevole di non aver sfruttato a pieno tutte le sue potenzialità. Mentre percorro le
oltre cinquanta miglia di mare che mi separano dal porto, con la mente rivedo le
innumerevoli occasioni del passato in cui, con quest'arma, avrei potuto realizzare
carnieri da sogno o comunque catturare pescioni che invece ho perso. La mia stima,
sicuramente per difetto, è che nel corso di una stagione le mie catture di dentici
possano aumentare di 25-30 esemplari, il che equivale al 30-40% in più di catture, non
male! |
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La decisione è già presa, da
adesso in poi questo sarà il mio fucile di serie! Adesso manca la sperimentazione sulla
ricciola, speriamo che l'occasione non tardi a presentarsi
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